La Super League e il calcio moderno

Il calcio per me è una passione da sempre. Ricordo ancora la prima volta che entrai in campo per il mio primo allenamento, o ancora l’emozione della prima volta con gli scarpini e la divisa. E l’odore del grasso messo sugli scarpini la sera prima della gara, ve lo ricordate? Il calcio era però anche due felpe come pali in un parco, il “ogni 3 angoli un rigore”. Era gioia e nient’altro. Sarebbe abbastanza assurdo pensare che il calcio professionistico abbia ancora qualcosa in comune con quel calcio. Lo sport ad alto livello è spettacolo e business. Può piacere o meno, ma è un fatto.

La proposta che sta facendo tanto discutere di una SuperLeague Europea è una proposta che non posso condividere e apprezzare, ma che non può essere vista come la fine del calcio. Il calcio è cambiato radicalmente da quando è nato: in meglio per alcuni aspetti, in peggio per altri. Basti pensare che per anni in Inghilterra si è discusso se le classi popolari potessero avere accesso alla pratica di uno sport considerato nobile. Altre cose però sono peggiorate, penso ad esempio al crescente potere delle televisioni o degli agenti dei calciatori.

Diciamoci le cose come stanno: la SuperLeague è solo una questione di soldi, niente di più, niente di meno. I club fondatori non sono club che temono veramente avere problemi ad accedere alla Champions League. Semplicemente vogliono una fetta più grande della torta che ora spartiscono con la UEFA che si tiene circa il 30%, lasciando ai club “solo” il 70%. Io non lo so se questa sia una mossa per strappare condizioni diverse o ci sia veramente la volontà di affrancarsi dalla UEFA.

Che il modello proposto sia lontano anni luce dalla nostra cultura sportiva è talmente palese da non essere nemmeno argomento di discussione. Il calcio è fatto non solo di scudetti e coppe, ma anche di lotte per non retrocedere che emozionano i tifosi che le vivono quanto gli obiettivi più prestigiosi. Il calcio in Italia e in Europa è quello dei campanili in cui Parma e Reggiana per restare a casa nostra o West Ham e Millwall per guardare oltremanica attendono con trepidazione per anni un match che ha un valore simbolico difficilmente comprensibile per chi non lo vive. E’ soprattutto nelle emozioni dei tifosi che sopravvive la visione romantica del calcio che ci ha fatto innamorare di questo sport.

Vedremo cosa accadrà, spero sinceramente che questo progetto naufraghi o – più realisticamente – rientri in seguito ad una trattativa che dovrà gioco forza ribilanciare la quesitone economica in favore dei club. Penso però che questo calcio e i suoi organi non siano da un pezzo (salvo belle ma rare eccezioni) un esempio per i bambini che credono che il calcio siano due felpe come pali ed un pallone.