Nuovo Tardini: il coraggio delle proprie idee

In questi mesi si è sviluppato un dibattito ampio e alla luce del sole riguardo il progetto di ristrutturazione dello stadio Tardini. La mia posizione è nota, ma a valle di questi mesi di lavoro voglio provare a farne una sintesi. Innanzitutto lasciatemi sottolineare, con un certo orgoglio, il valore del percorso fatto sino a qui. Abbiamo iniziato i primi giorni di gennaio 2021 e in questi 11 mesi abbiamo svolto decine e decine di incontri tra tavoli tecnici, politici e ascolto dei portatori di interesse. Certamente chi non vede con favore il progetto dirà, come spesso accade, che non si è ascoltato abbastanza, che non si è coinvolto abbastanza. Legittimo, ma sfido chiunque a trovare un solo progetto di questa città degli ultimi 20 anni in cui vi sia stato un dibattito così ampio e in cui l’amministrazione, prima di arrivare ad una decisione, abbia coinvolto così largamente gli stakeholders. L’ascolto è sempre fondamentale nel processo di Governo di una città, ma non deve diventare la scusa per rimandare decisioni che non si ha il coraggio di assumere nel timore di scontentare qualcuno. La politica deve avere il coraggio delle proprie idee e io penso che Parma abbia bisogno di un Tardini rinnovato.

Le ragioni sono molteplici e alcune di queste non hanno niente a che fare con il calcio. Certamente lo Stadio ha un valore simbolico e affettivo che pochi luoghi riescono a ricoprire. Per i tifosi diventa lo spazio dove si condividono una passione e tante emozioni, lo scenario in cui si innestano tanti dei ricordi che rievochiamo con piacere e nostalgia. Lo stadio, in fondo, è un teatro che ci racconta come cambia la società attraverso la sua gente.

E’ quindi più immediato e comprensibile il perché lo stadio rinnovato generi benefici a chi lo frequenta. Basti pensare alla ricorrente richiesta di coprire le curve: “il minimo sindacale” mi verrebbe da dire, nei confronti di chi il Parma lo ha sempre sostenuto. Il nuovo Tardini però ha l’obiettivo molto più ambizioso di “creare” nuovi tifosi. Oggi infatti lo stadio offre servizi a dir poco limitati e l’esperienza partita si addice solo ai tifosi più appassionati. Quei 10mila parmigiani che seguono il Parma Calcio indipendentemente dalla categoria. Il rischio evidente è che la concorrenza delle pay-tv possa però via via ridurre questo numero. Sono in particolare due le categorie che oggi il Tardini lo frequentano poco e mal volentieri: disabili e famiglie.

La collocazione attuale dei disabili è ai limiti della decenza. Vanno certamente riconosciuti gli sforzi fatti dalla società per rendere accettabili le condizioni in cui questi spettatori assistono alla partita, ma non si può certo dire che siano adeguate. Un solo settore con una piccola tettoia e nessun servizio accessorio. Non stupisce quindi che Anmic, una delle associazioni incontrate, si sia espressa con favore nei confronti dell’iniziativa. Ogni tifoso, indipendentemente dalle condizioni fisiche, intellettive e sensoriali, deve essere libero di decidere in quale settore guardare la partita. Dove sta scritto che un disabile non possa voler tifare in curva?

I grandi assenti dagli stadi italiani però sono le famiglie. I nostri impianti, ristrutturati in larga parte a fine anni 80, sono figli di un’epoca che – piaccia o non piaccia – non esiste più. E’ cambiato il calcio, così come è cambiato il modo di seguirlo. Uno stadio moderno e accogliente, con servizi che rispondano alle esigenze delle famiglie (e quindi anche dei tifosi più piccoli) avrebbe la capacità di migliorare l’atmosfera partita e di fare di Parma – ancora una volta – un modello di civiltà per quanto riguarda lo sport e il tifo.

Come detto in precedenza le ragioni del sì non riguardano solo il calcio e i suoi tifosi. I limiti dello stadio attuale ed i benefici di una sua riqualificazione sono molto più ampi. Parma in questi anni ha lavorato per assumere un profilo europeo. In questo senso risulta evidente come una città che vuole fare dell’attrattività uno dei suoi punti di forza non possa non avere infrastrutture sportive adeguate ai tempi. Stadio Tardini e Palazzetto dello Sport non lo sono. Questo comporta che ogni volta che all’Italia viene assegnata un’importante manifestazione internazionale Parma rischia di essere esclusa. E’ stato così per i mondiali di volley del 2018 e credo che a distanza di 31 anni dall’ultima assegnazione e con molti stadi in via di ristrutturazione sia legittimo ambire ad organizzare nuovamente i mondiali di calcio. Gli eventi che uno stadio moderno è in grado di ospitare non si limitano alle partite di calcio ma spaziano da altre discipline (pensiamo al progetto del nuovo Bernabeu di Madrid che ospiterà il tennis) ai concerti che a Parma non hanno un contenitore da 20mila persone.

Nell’epoca della sostenibilità come parola chiave non si può non notare come uno stadio riqualificato permetterebbe di fare passi in avanti enormi sotto il profilo energetico, dell’inquinamento luminoso e di quello acustico. Ciò che però è maggiormente insostenibile è avere un’area così importante, alle porte del centro storico, che resta un non luogo per 345 giorni all’anno e si attiva solo nei 20 giorni gara. La tendenza da ormai oltre un decennio, in tutta Europa, è quella di fare degli stadi dei luoghi vivi tutto l’anno. Non più dei centri commerciali come avveniva negli anni 90, quelli del consumo come mantra, ma dei luoghi polifunzionali con quote residuali di commerciale, nelle quali i cittadini possono trovare servizi utili per il quartiere di cui fanno parte. Dei luoghi aperti, in connessione con il tessuto urbano in cui si insediano e vissuti tutti i giorni. La vera sfida del nuovo Tardini è proprio qui: restituire alla città 20mila quadri di spazio pubblico che oggi – ad esclusione dei 20 giorni partita – è chiuso in se stesso e inaccessibile, una fortezza senza vita.

Infine, ma non da ultimo, se l’occasione di uno Stadio completamente rinnovato arriva con un investimento privato da circa 90 milioni che significano ricchezza e lavoro sul territorio i benefici non sono solo sociali ed ambientali, ma anche economici.

Ecco quindi che le ragioni dei tifosi e quelle di tutti i cittadini sono strettamente legate le une alle altre. Uno stadio moderno, attrattivo e sostenibile sarebbe un valore per la squadra di calcio, i suoi tifosi e la città tutta. Queste le ragioni del mio sì.